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lunedì 13 luglio 2015

Luisa Sanfelice martire, icona o pasionaria?


Ferdinando e Carolina di Borbone erano talmente inferociti contro gli intellettuali napoletani, rei di aver sognato e attuato una repubblica dalla filosofia "sorella" di quella francese, che pensarono bene di decapitare, e non solo metaforicamente, il loro regno di tutti i suoi più grandi figli, reagendo con spietata ottusità al terrore che li aveva attanagliati durante i cinque memorabili mesi della famosa "Repubblica Partenopea".


Fra i tanti ingegni un'incolpevole e inconsapevole "eroina": Luisa Fortunata de Molina, coniugata Sanfelice. Immagine, la sua, di donna moderna, prigioniera della sua sensualità, intrappolata nelle sue naturali contraddizioni e, al di là delle leggende che serpeggiavano sul suo conto, figura dal passato burrascoso e intrigante. Di lei e della sua vicenda umana hanno parlato Pietro Colletta, Alexandre Dumas, Benedetto Croce, Francesco Mastriani e tanti altri. Splendide attrici ne hanno incarnato il personaggio in film e fiction televisive che, al pari di quello di Eleonora Pimenthel de Fonseca, ha rappresentato l'universo femminile della Repubblica napoletana.


Nata a Napoli nel 1764, figlia di un ufficiale spagnolo giunto al seguito di Carlo di Borbone, Luisa aveva sposato, a diciassette anni, Andrea Sanfelice, cadetto di nobile famiglia dei duchi di Agropoli e Lauriano (oggi Laureana Cilento). Matrimonio d'amore allietato dalla nascita di tre figli, ma ben presto in gravissima crisi per la sconsideratezza dei due giovani che conducevano una vita esageratamente dispendiosa. I familiari, con l'assenso della Corona, dovettero allontanarli l'uno dall'altra e toglier loro i figli per incapacità.


Rapimenti, debiti, fughe, innamoramenti, scelte azzardate, caratterizzarono la vita della giovane Luisa fino al momento in cui si trovò invischiata in un complotto. La storia è nota... Luisa è amata dal giovane banchiere Gerardo Baccher (filo -borbonico) che sta tessendo una cospirazione antifrancese e che, nell'imminenza del colpo di mano, le aveva confidato i dettagli della congiura, che mirava a ripristinare il governo borbonico. Temendo che potesse accaderle qualcosa le consegnò un salvacondotto (che sarà la sua condanna a morte!) che le garantiva l'incolumità l'indomani quando Napoli sarebbe stata cannoneggiata dalle navi inglesi.


Ma lei in uno slancio d'amore, lo donò all'uomo al quale era legata, il giovane Ferri magistrato filo -giacobino che si premurò di informare il governo. La congiura è ormai sventata, Baccher viene tratto in arresto e Luisa, da un giorno all'altro, diventa un personaggio pubblico di prima grandezza. Era stata, per i suoi costumi liberi, la vittima del "pubblico vituperio", come ricorda il Colletta e diventa la salvatrice della patria repubblicana. Un'icona.


Sul "Monitore" del 13 aprile un articolo di Eleonora Pimenthel de Fonseca esaltava la donna trasfigurandola in un'eroina, la "salvatrice della Repubblica" di cui si deve "eternare il nome". E' questo strabiliante percorso - la sua assunzione involontaria nell'empireo giacobino - che ne segnerà la sorte. Riconquistato il regno, il Sovrano sembra accanirsi contro questa donna rimasta invischiata nella tela della rivoluzione , e a nulla vale la catena penosa delle esecuzioni sospese all'ultimo istante, il montare di un'opinione innocentista e infine la bugia della gravidanza. Nel frattempo, altri protagonisti di ben diverso peso hanno salva la vita ma, a differenza loro, la Sanfelice è un simbolo e a un simbolo il Re non intende fare sconti.
L'11 settembre del 1800, dopo aver accertate le sue condizioni, a Luisa verrà troncata la vita sulla Piazza del Mercato, a Napoli.


Paola Chirico
Trainer formazione HR

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